mercoledì 18 maggio 2011

La chiamavano Primavera

La chiamavano Primavera
perché imbrigliati tra i capelli
possedeva spicchi di sole e arcobaleno

continuava a cavalcare sogni
e mai alzava il lembo bianco
neanche mentre si faceva male.

La chiamavano Primavera
anche quando la malinconia
le soffiava il buio delle nubi accanto

e il mondo con le dita
intanto carezzava
gioia che non smetteva un attimo di volere.

Un bel giorno infatti il vento
impietosito da quel dolce tormento
dell’azzurro le donò la tenerezza

infinito
gustato
nel finito.


Ma il bello
chissà mai perché
dura sempre il giro stretto di uno stornello

e così quando ancora
l’Amore sulla pelle canticchiava
come fulmine ogni cosa fu svanita.

E lei morì a sorpresa
mischiandosi alla terra e al pianto
del più fitto e freddo inverno.


E pensare che aveva pure creduto
che per amore suo
la luce alle stelle lui aveva rubato

regina cinta dai ghiacci della notte
stupita
si ritrovò anche senza corona.

Primavera nel vuoto del silenzio
condividendo con se stessa la sua pena
alle spalle lasciava il paradiso

Primavera con l’umidità nell’occhio
risorta nel centro dell’inferno
comprese che nulla aveva capito.

E così
sui passi trascinati della terra
il fiore s’arrese alla sua sorte

e si fece polvere
e si fece nutrimento
per il giorno che ancora stava attendendo.

E tutti
intanto
continuarono a chiamarla Primavera

tiziana mignosa
aprile duemilaundici

domenica 8 maggio 2011

Dolce è la musa che cattura

Se solo tu potessi immaginare
quanto in verità le muse
non siano quello che di loro si vocifera
ma semplicemente seducenti mezzi
messi lì dall’esistenza stessa
che pare si diverti a stuzzicare
chi la porta tiene aperta all’emozione.

Per l’avidità dell’occhio
di chi s’incanta
e col sorriso crea
ha labbra a miele
la dea che porta a catturare
la scintilla incantatrice
del momento grato
che in faccia struscia
la dolce esuberanza
della bellezza amata.

Emozione
che il sentimento crea
fremito
che s’imbriglia sulla tela
o impreziosisce carta ancora spoglia.

Se solo tu potessi cogliere
l’intensità del brivido
quando quella mano tra i capelli passa
e passa e ancora passa
come se tu non stessi lì
a desiderare ciò
che non potrai mai avere

mentre anch’io poeta
ingoio l’esca
con tutto l’amo
quando i pensieri
si fanno presto turbamento
e la coda al desiderio
languidamente leccano.

Se solo tu sapessi
quanto le muse si diano spesso il cambio
ma il canto
è sempre per l’Amato Amore
che a volte c’è
e a volte s’allontana
ma di sicuro sta sempre dove batte il cuore.

tiziana mignosa
aprile duemilaundici

venerdì 6 maggio 2011

Nettuno

Col sorriso e con lo sguardo
sulle vette il desiderio spalmo
antiche e scorticate mura da annusare
sonnecchiano alla calura
di cristalli azzurrognoli di vento.

Vanesi sole e mare
si specchiano sui vetri delle case
mentre liquide dimore alla salsedine
di dondolanti barche e sogni inquieti
si lasciano lambire
dal volo senza meta dei gabbiani.

Estate colorata
di sale e pelle ambrata
amante prediletta
di giorno s’abbraccia con l’azzurro
di notte con la signora bianca

ma quando l’ora
s’addolcisce sulla quiete della sera
fiammelle tremolanti
nell’acqua la nostalgia disciolgono
e al tempo dell’adesso
l’Amor perduto soffiano.

tiziana mignosa
aprile duemilaundici

Anche quando non si vede

La trovate lì
lei passeggia sulla spiaggia
e parla col vento
dialoghi di silenzi alla salsedine
e azzurrità di mare

I suoi occhi
inseguono il volo dei gabbiani
e quello dei pensieri
che a volte si confondono
coi baci della malinconia
quando dolcemente prende vita
in quel lento dissolversi dell’energia
che non trova più la superficie giusta per brillare

La trovate lì
il suo sguardo si perde
oltre la linea dell’orizzonte
ogni qualvolta la realtà è graffio
che la frontiera schiude alla fantasia

La trovate lì
anche quando non si vede

tiziana mignosa
aprile duemilaundici

Note: fondamentalmente sono una solitaria, anche se sembra l’esatto contrario, oggi, infatti, avrei potuto cercare compagnia e invece a nessuno (quasi) ho detto di questo mio varco fuori dalle righe del quotidiano preferendo la compagnia di me stessa a quella di chi magari m’avrebbe pure parlato e, forse, anche di niente.

In questa notte

Se io potessi
in questa notte
di silenzi e desideri

abbatterei quella stupida barriera
fatta di chilometri e di percorsi differenti

e dal calice della seduzione
mi ubriacherei
della tua essenza

quella che dimentichi di mostrare
mentre interpreti la commedia della vita.

In questa notte
dove l’esistenza ha messo a fuoco
ciò che forse sarebbe stato meglio non sapere
ti carezzo a sfioro
ma solo con la mente.

Se io potessi
con l’intensità dei colori sgargianti del piacere
distruggerei quell’inutile congegno
che plausi dispensa
mentre la ragione la croce segna al desiderio

e in quel letto
di note e poesia stracolmo
accenderei le fantasie non confessate
solo assecondando la voglia
di essere semplicemente il tuo magnifico specchio.

Se solo riuscissi a esaudire
quella parte di me che grida ciò che vuole
tu
pur rimanendo solo
stanotte non riusciresti più a dormire.

tiziana mignosa
aprile duemilaundici

Ciò che credo di volere

Stridulo appare
l’incerto vacillare
tra ciò che credo di volere e ciò che voglio
ma esplode a tradimento la contraddittoria
ritardando così il piacere delle mani.

E’ danza scalza
carezza che mi schiaffa
tra il desiderio e ciò che invece serve
il sole si nasconde e perdo il treno
eppure tutto serve.

A cadenza regolare infatti
arriva sempre l’amata primavera
che dolcemente soffia via il velo che nasconde
mostrandomi ciò che sono veramente
e pace faccio con me stessa e con la vita intera.

tiziana mignosa
aprile duemiladieci

Il giardiniere

Il bocciolo
in effetti è nato
ma è subito appassito
dimenticato com’è stato
dalle cure del giardiniere
che crede d’essere un po’ pigro.

Forse egli non sa
che la pigrizia
altro non è che lo scorrere piatto
della vita senza topi
per il micio che sonnecchia un po’ annoiato
mentre il mondo va avanti
senza lasciare traccia.

tiziana mignosa
maggio duemilaundici