E’ questa mia fame atavica
che li porta a me
avidi rapaci
che si nutrono
della mia stessa fame
girotondi di parole
che di giorno
alla finestra volgono
e di notte tornano
invadendomi nei sogni
E’ un tormento che cresce
come il vento che si
gonfia
in una stanza senza finestre
come il corpo senza bocca
dinnanzi la mensa della festa
E intanto il tempo appassisce sulla strada
e la pesca perde la sua seta
mentre cestino liquide parole
che non parlano al cuore
ma dilatano la sete
Sentenze che non ricamano di oro
il dolce mio sentire
ma volteggiano e si dissolvono
insieme alla fonte senza erba
che le ha pensate e liberate
Mentre il sole gioca con il giorno
i no mi danzano
e circondano la vita
ma nell’oscurità mi entrano nel letto
e non mi lasciano dormire
tiziana mignosa
ottobre duemiladodici
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