Guardiani di umidi segreti
gli occhi
intrufolandosi tra i gialli e i verdi
le bianche nebbie dei colli schivano
Avidi sguardi
bellezza celebrano
mentre i corpi
l’immobilità vivono dell’attesa
Antiche fertilità
riappropriandosi del respiro smarrito
riallacciano l’impolverato patto
tra terra e cielo
Eco ovattate
di un tempo lontano che ritorna
partoriscono un silenzio irreale
che il vento non riesce a disperdere
mentre languidi sospiri
l’orizzonte arabescano d’infinito
tiziana mignosa
dicembre duemiladodici
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