Sono fiori
che si trasformano in roveti
le opportunità di serenità svanite
quelle che ci perdiamo
quando vestiamo il fastidio del momento
con una taglia troppo comoda
non adatta di sicuro a quell’evento.
Dolori
che potevamo non provare
ma che scegliamo di alimentare
indossando costumi articolati e neri
di ben altri mestieri.
Molto spesso infatti
l’essere umano ha la tendenza
a prendersela per cose irrilevanti
trasformando così fili d’erba paglierini
in castelli smisurati
senza però nessuna stanza.
Dolori cercati
che il grigio trascinano
nell’azzurro dell’estate
portando pioggia fuori posto
ma che goccia dopo goccia agli occhi
irrigano corolle di consapevolezza nuova.
E a niente serve
dopo
raccapricciarci per la mancanza di scaltrezza
nel non aver saputo intendere nel tempo giusto
che al sole bisogna dare il sole
e all’acqua l’acqua.
Eppure
nell’esistenza tutto è utile
compreso quel dolore inutile
quando ci guida sulla comprensione
illuminando così la via lungo il percorso.
Quando il più grande
di diritto la vita allaga
il dolore vissuto in precedenza
si riappropria del suo posto veritiero
mettendo così tutto quanto a posto.
Davanti alle sofferenze vere
ci accorgiamo
che tranne qualche cosa
tutto il resto
non merita davvero tutto il tormento
che nell’errore umano ancora ci affliggiamo.
tiziana mignosa
luglio duemilaundici
Note: a Francesco, in bilico tra una vita e l’altra, alla sua mamma,
e a tutte le creature imbrigliate nell’immensità di questo dolore vero
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